A Silvia

(Pisa 19-20 aprile | 1828)

A Silvia

Pisa. 19. 20. Aprile. | 1828.
Silvia, sovvienti rammenti rimembri ancora
Quel tempo de la della tua vita mortale,
Quando beltà splendeva
Ne la fronte e nel sen tuo verginale,
Nel volto verginale
E ne gli occhi tuoi molli e[?.] fuggitivi. dolci, vaghi.
E Ne gliNegli sguardi incerti occhi tuoi ridentiocchi tuoi ridenti e fuggitivi,
E tu, lieta e pudica^^pensosapensosa, il limitare
Di gioventù salivi?

Sonavan le quiete
Stanze, e le vie dintorno,
Al tuo perpetuo canto
Allor che a l’all’opre femminili intenta
Sedevi, assai contenta
Di quel vago avvenir che in mente avevi.
dolce
Era il maggio odoroso: e tu solevi
Così menare il giorno.

Io,Io gli studi miei dolci leggiadri
lunghi
Talor lasciando e le sudate carte,
dilette
Ove il tempo mio primo Ov’io di me spendea, Ov’io ponea di me la miglior parte. Ove de gli anni primi, acerbi, verdi Trapassando, Dispensando, i[o]’ venia la miglior parte. l’età più verde. E de gli anni io spendea la ec. l’età fiorita. Ove il fior de le forze ec.

E di me si spendea la miglior parte;parte,
D’in su i balconi^veroniveroni del paterno ostello
Porgea [g]l[i][ ]orecchiogli orecchi al suon de ladella tua voce,
Ed a laalla man veloce
Che percotea percorreapercorrea la faticosa tela.
rectoverso Mirava il ciel sereno,
Le vie dorale e gli orti,
E quinci il mar da lungi, e quindi il monte.
Lingua mortal non dice
Quel ch’io sentiva in seno.

Che pensieri soavi,
Che speranze, che cori, o Silvia mia!
cori Furo i nostri a quel tempo, o S. mia!
Quale allor ci apparia
Quale, qual ci ap. Qual ci appariva allora. quale apparia Ne l’alme nostre allora.
La vita umana e il fato!
Quando sovviemmi di cotanta speme,
Qualor.
Un cordoglio^affettoaffetto mi preme
Sempre un dolor.
Acerbo e sconsolalo,
E tornami a doler di mia sventura.
Ritornami. E fammi ancor pietà la. E tornami pietà. E sento ancor.
O Natura, o Naturanatura, o natura,
Perchè non rendi poi
serbi.
Quel che prometti allor? perchè di tanto
Inganni i figli tuoi?

Tu pria che l’erbe inaridisse il verno,
i poggi scolorisse. autunno. dopo il trapassar, l’aggirar, di poche lune, occulto.
Da chiuso morbo consumatacombattuta e vinta,
Perivi, o tenerella. E non vedevi
Il fior de glidegli anni tuoi;
Non ti molceva il core
sonava in. scendeva al.
La dolce lode or de ledelle negre chiome,
chiome brune.
versorecto Or de glidegli sguardi innamorati e schivi;
verecondi.
Nè teco le compagne a iai dì festivi
Ragionavan d’amore.

AncoAnche peria fra poco
fra breve. ben tosto. Così.
La speranza [|?] mia dolce: a[c?] a gliagli anni miei
vaga
Anche negaro i fati
negar la giovanezza i fati. Come ec. Negar così ec.
La giovanezza. Ahi come,
Come passata sei,
Cara compagna dell’età mia nova,
Mia lacrimata speme!
sfortunata
Questo è quel mondo? questi
I diletti, l’amor, l’opre, gli eventi
Onde cotanto ragionammo insieme?
sì spesso.
Questa la sorte de l’dell’umane genti?
umana vita? Ne la stagion fiorita.

A l’All’apparir del vero,
Tu, misera, cadesti: e con la mano
cadesti. Sol, porgendo la mano. La misera cadea.[,] Sol ec. cadeva: e ec. Il giorno estremo.
Un sepolcro deserto, inonorato,La fredda morte ed una tomba ignudaLa fredda morte ed una tomba ignuda
La fredda, scura, morte ed una tomba ignuda, avello. Un sepolcro deserto e l'Ombre ignude. A me la tomba inonorata e nuda.
Mostravi di lontano.